Energia Bioradiante Rimedio Universale
Il Rimedio Universale dell'Energia Bioradiante.
“Se si bada a non falsarlo, il corpo porta in sé
la certezza della Vittoria.
E’ solamente il cattivo uso che si fa del pensiero
e della sua influenza sul corpo che gli toglie
questa certezza di vittoria.
Allora,
la prima cosa da fare è coltivare questa sicurezza
invece di distruggerla; e, con essa,
per aspirare non è più necessario lo sforzo,
è semplicemente un rigoglio, un dispiegamento di questa
interiore certezza di vittoria”.
(La Madre, Poteri Innati)
Tutti gli organismi viventi, e primo fra questi l'uomo, per essere vivi e star bene, debbono essere pervasi in maniera ottimale da un’ energia (non quantificabile e non qualificabile), denominata prana (termine sanscrito che significa respiro, soffio vitale), ma alla quale di recente si preferisce rivolgersi con i termini bioenergia o energia vitale. Tale energia è presente in ogni cosa e in tutti i corpi, a qualunque regno appartengano, minerale, vegetale, o umano.
Ogni squilibrio o malessere dipende da un deficit di quest’energia. Ci sono tuttavia individui particolarmente dotati, nei quali questo fluido vitale è presente in quantità superiore alla media, che sono in grado di ristabilire, mediante l’imposizione delle mani, il benessere perduto: si tratta di una vera e propria trasmissione di energia.
Consideriamo le mani come una sorta di "antenne" con cui si capta e si irradia quel quid che siamo soliti definire "energia". Ognuna delle due mani può avere una diversa funzione: una può essere radiante o emettitrice, normalmente riconducibile alla destra; l'altra assorbente, la sinistra, che assorbirebbe la radiazione patologica. La prima va applicata in zone di carenza, la seconda in zone di ristagno o infiammazione.
Sara Mannozzi è una di queste persone che, dotate fin dalla nascita di questa facoltà benefica, ha dedicato la sua vita allo studio e all’applicazione dell’energia bioradiante o prana, sentendo dentro di sé la missione di contribuire al benessere di chi si rivolge a lei con fiducia e speranza, spesso dopo una serie di tentativi senza risultato.
I riconoscimenti ottenuti per la sua opera entusiasta e instancabile sono innumerevoli, come innumerevoli sono le testimonianze di coloro che hanno ricevuto benefici dei suoi trattamenti.
Da “UNA DONNA SENZA TEMPO”, autobiografia di Sara Mannozzi, di prossima pubblicazione
ELEONORA – Un successo a passo di danza
Ho già detto che quasi tutti coloro che si sono sottoposti ai miei trattamenti sono diventati amici; questo è particolarmente vero nel caso di Eleonora, una bella signora bionda non più giovanissima, ma estremamente elegante e sempre curatissima nel trucco, nell’acconciatura, nella scelta di abiti e accessori. Pochi giorni fa è venuta a trovarmi, scintillante come sempre, ostentando con ironia i sandali dal tacco vertiginoso.
Facendo ruotare la caviglia snella, che molte ventenni potrebbero invidiarle, mi ha poi raccontato sorridendo: “Sai, anche questa settimana Enrico mi ha portato a ballare! Che gioia ho provato sulla pista, mentre tutte le altre coppie ci guardavano a bocca aperta!”
E pensare che, quando Eleonora è venuta da me alcuni anni or sono, mi sono vista davanti una vecchietta infreddolita e imbacuccata, dall’aria sofferente, con il foulard a nasconderle la chioma che reclamava disperatamente l’intervento del parrucchiere, un cappottino grigio anonimo e un paio di polacchine dall’aspetto tanto comodo quanto dimesso!
Ormai da dieci anni, i dolori dell’artrosi la tormentavano a tal punto da toglierle il desiderio di rendersi piacevole e curata come era stata fino al momento in cui i dolori dell’artrosi avevano cominciato a tomentarla; ogni passo era per lei una sofferenza, salire e scendere le scale un supplizio da non augurare neppure al peggior nemico. E, cosa che per lei era particolarmente spiacevole, non era più in grado di dedicarsi alla sua grande passione, che condivideva con il marito, quella del ballo da sala: ormai, anche accennare a un passo di cha cha cha o di merengue le procurava fitte lancinanti, e nella scarpiera si accumulavano tristemente paia su paia di decoltè e sandali dai tacchi a spillo, che mai e poi mai avrebbe potuto indossare nuovamente. Per di più, l’Enrico, suo compagno nella vita e sulla pista, sentendosi impotente di fronte al suo malessere e al suo avvilimento, si stava chiudendo in un cupo mutismo e trovava tutti i pretesti possibili per rientrare a casa a sera inoltrata.
Non c’è che dire: Eleonora era avvolta in una cappa di sofferenza che investiva la sua sfera fisica non meno di quella emotiva e di quella relazionale.
Durante il primo incontro, dopo averla fatta sdraiare sul lettino, cominciai a passare le mani sopra il suo corpo e, quando mi trovai a sfiorarle le ginocchia, avvertii forti fitte e mi attraversò la mente il dubbio che l’infiammazione di cui soffriva alle articolazioni fosse provocata da collera e senso di rivolta, sentimenti che una persona educata difficilmente è in grado di esprimere.
Con discrezione, presi a investigare sulla sua vita, e Eleonora, messa a suo agio, non tardò a rivelarmi che, dopo aver sofferto da ragazza per l’autoritarismo assoluto e ottuso della madre, si era emancipata con il matrimonio, trascorrendo anni e anni felici con il suo Enrico, al quale la legava, oltre a una profonda intesa, la passione per il ballo.
Da qualche anno, però, le condizioni di salute della madre, rimasta vedova, si erano fatte precarie, tanto da convincerla ad affittare per lei un appartamentino sullo stesso pianerottolo, per poterle essere d’aiuto in caso di necessità. Si sa che l’avanzare dell’età non fa che inasprire gli aspetti meno simpatici del carattere, e per la madre di Eleonora questo voleva dire mostrarsi ancora più dispotica e disapprovante nei confronti dell’unica figlia, che sia per amore che in ossequio alle regole del bon ton si lasciava passare addosso critiche e ordini, ostinandosi a scusare il comportamento della madre attribuendolo alla vecchiaia, alla malattia, alla paura della morte e della solitudine.
In pochi mesi, obbedendo alla disapprovazione materna, che stigmatizzava la vanità in una donna non più giovanissima, Eleonora aveva smesso di recarsi dal parrucchiere, aveva rinunciato alle sue uscite con le amiche per lo shopping, aveva diradato le serate di ballo fino a sospenderle definitivamente.
E quelle ginocchia che erano state tanto agili nelle evoluzioni caraibiche e latino-americane si erano fatte legnose e doloranti.
Compresi che i miei trattamenti avrebbero potuto essere efficaci avrei dovuto accompagnarle con un dialogo teso a far sì che Eleonora riacquistasse la propria autonomia di pensiero, imparando a dire di no e a ribellarsi a quelle imposizioni che riteneva ingiuste: cosa di fatto possibilissima, visto che ognuno di noi è responsabile della propria vita e può quindi scegliere sempre, liberamente, che cosa fare della propria vita. Si trattava solo di fare il grande balzo e decidere che l’approvazione materna non le era indispensabile per sentirsi amata. Mi rendo conto che dire una verità tanto ovvia è semplice, ma sentirla dentro di noi è ben altro discorso. Fortunatamente, l’energia dell’universo che le trasmettevo con le mie mani ha questo duplice potere: da una parte, quello di risolvere il malessere fisico, facendo scomparire l’infiammazione, dall’altro di farci interiorizzare qualsiasi pensiero noi riteniamo giusto e benefico per noi.
Non fu facile giungere a una completa risoluzione del problema, perché anni e anni di comportamento rigido avevano “ingessato” lo spirito di Eleonora, ma ad ogni seduta avevo la soddisfazione di vederla sempre più serena, e di sentirle dire al tempo stesso che i dolori si erano attenuati. Finché, dopo tre cicli di trattamenti, vidi arrivare all’appuntamento una Eleonora con un nuovo taglio di capelli, un tailleur elegantissimo e… un paio di decoltè con tacco altissimo!
Sono passati alcuni anni, e, quando le è possibile, Eleonora mi viene a trovare, per testimoniare con la sua presenza e con il resoconto dei suoi successi sulla pista la validità del percorso che ha compiuto con il mio aiuto.
Ah, dimenticavo: nel frattempo la madre di Eleonora, non trovando più un terreno fertile per le sue manifestazioni di autoritarismo disapprovante, è diventata più tranquilla, rassegnata…